martedì 30 luglio 2013

Le frittelle della mattina o per meglio dire...scottish pancakes



Che non sia proprio il metodo Montessori ne sono consapevole, al punto che anch’io ne rimango basita…ma tant’è. Quando attivo la modalità “mamma paziente” e cerco di spiegare a Dario circostanze e fatti che accadono intorno o piuttosto la funzionalità di qualche oggetto che, io penso, lui non conosca, per tutto punto mi sento rispondere, quasi sempre << Ma mamma lo so già, l’ho visto in un cartone>>. La pedagogia affidata a quei maledetti superoi, o a spugne deliranti e cani fifoni …..non so se ridere o piangere. 


Quest’inverno, mentre stavamo sfogliando un libro di dolci per decidere quale fare per merenda, esclama soddisfatto davanti a dei pancakes << mamma voglio queste, voglio le frittelle della mattina>>. Davanti alla mia perplessità, mi ripete lo stesso tormentone << le ho viste in un cartone>>. Da quel momento ogni mattina lui vuole i pancakes con tanto sciroppo d’acero e un succo di frutta, però finalmente fa colazione per bene e mangia con gusto…e io giù a spadellare alle 7 del mattino. Ho trovato questi particolari pancakes in un sito scozzese, mi hanno colpito perché sono di dimensioni ridotte rispetto a quelli americani, più adatti ai bambini. Tralascio il fatto che, spesso utilizzando degli stampini, mi costringe a farli con forme divertenti (per lui) ma che non si staccano dalle pareti e più che conigli o scimmiette sembrano dei mostri….ma che sarà mai…viva la fantasia…almeno quella.



Farina con lievito 120gr
Zucchero 30 gr
Sale un pizzico
Uova 1
Latte 110 ml
Frutta a piacere
Sciroppo d’acero a piacere
Olio o burro per cuocere




Mescolare in un contenitore la farina, il sale, lo zucchero poi aggiungere il latte piano piano e infine l’uovo, fino ad ottenere un impasto omogeneo.
Nel frattempo scaldare una padellina antiaderente con un cucchiaio d’olio o una noce di burro e versare un cucchiaio di impasto che, se la padella è calda abbastanza dovrebbe fare delle bolle. Per ottenere dei pancakes dorati, cuocerli circa 2/3 minuti per lato. Continuare con il resto dell’impasto. Se invece, come me, vi bastano poche “frittelle” per mattina, potete mettere l’impasto in frigo ben chiuso in un contenitore ermetico e rifarle la mattina successiva.
Servirle calde con sciroppo d’acero e frutta a piacere.

martedì 16 luglio 2013

Wedding cake....scene da un matrimonio



Non so cosa mi sia saltato in mente quel giorno, quando mia cognata annunciando il suo matrimonio mi ha chiesto se potevo fare io la torta. Probabilmente lusingata dalla richiesta e rassicurata dai molti mesi che ancora mancavano all’evento ho detto “ ma si dai, mi farebbe piacere”.


Man mano che il tempo passava ho realizzato che il compito era arduo e di responsabilità (doppia, causa parentela) e ho iniziato a preoccuparmi un po’. Il vero terrore è nato quando mancavano ormai due settimane e l’ansia da prestazione si impadroniva di me, non sono stata così stressata neanche per il mio matrimonio…ma ormai ero in ballo e potevo solo ballare (salvo telefonare a Toni e chiedere aiuto). 


Lavorare con la pasta di zucchero mi piace, mi diverte e, passi fare qualche dolce per i compleanni, per Natale o per qualche evento minore in famiglia ma una torta per un matrimonio è cosa ben più impegnativa. Di solito realizzo torte con la massima tranquillità perché ho comunque un piano di riserva, se la torta non è proprio come l’avevo pensata, posso sempre fare 10 m e ordinarne una nella migliore pasticceria di Camaiore e il solo pensiero mi evita stress da ultimo momento…ma la torta nuziale quella no non aveva un piano B. In più doveva sorbirsi un viaggio di un’ora in auto in piena estate. 


L’ho immaginata tante volte nella mia testa, l’ho disegnata, progettata con gli elementi che la sposa mi aveva dato : raffinata, bianca e verde come il suo vestito e con i fiori uguali al suo bouquet…..e alla fine l’ho “vista” veramente solo mentre la decoravo.

Alla fine l'effetto mi è piaciuto, ora dovevo solo mettere i fiori, li ho scelti veri perché io proprio quelli finti non li reggo ma, quando ho preso la vaschetta dal fioraio ho realizzato che aveva esagerato e quelli che dovevano essere un raffinato topper erano una cofana esagerata. Ho dovuto smontare tutto e inventarmi fiorista per rimettere tutto in ordine, per fortuna senza troppi danni. Superato lo scoglio del viaggio, per la cronaca ho costretto la creatura a guardare che la torta fosse intera ad ogni curva, mi sono rilassata e goduta la cerimonia.

La torta è arrivata sana e salva al tavolo degli sposi ….e pfffffiiiuuuuuu è andata!


Buona vita ragazzi...


Torta di lamponi e cocco

Burro250gr
Zucchero440gr
Uova6
Farina 00 150gr
Farina con lievito 70gr
Farina di cocco 80gr
Panna acida160gr
Lamponi freschi 300gr

Mescolare il burro con lo zucchero poi aggiungere le uova una alla volta.
Aggiungere le farine setacciate, il cocco e la panna acida.
Unire i lamponi, mescolando con delicatezza. Mettere in forno a 170° per circa un’ora. Queste dosi le ho usate per uno stampo da 15 cm e raddoppiate per uno stampo da 26 cm.

Ganache di cioccolato bianco

Cioccolato bianco 600gr
Panna200ml

Tagliare a pezzettini il cioccolato. Mettere la panna sul fuoco e appena prima che arrivi all’ebollizione spegnere il fuoco e unire il cioccolato. Mescolare velocemente fino a che il cioccolato non si è sciolto completamente.
  
Preparare le torte il giorno precedente poi il giorno successivo ricoprire le torte con la ganache e, successivamente, con la pasta di zucchero. Decorare a piacere. Le torte vanno preparate singolarmente, poi assemblate in un secondo momento ponendo dei bastoncini nel centro della prima torta in modo che possa sostenere il peso della seconda.

sabato 6 luglio 2013

Plumcake al semolino con cocco e marmellata di arance ...e un'avventura blogger a Genova



Vivere le emozioni è facile, raccontarle un po’ meno, almeno per me. E di emozioni il blog me ne ha regalate tante. Piccole avventure che fino a un anno addietro non credevo possibili. Come due settimane fa, coinvolta dalla Associazione Nazionale Città dell'Olio e dalll'Azienda Raineri di Imperia , a partecipare prima a Sapori da Sfogliare alla Fiera di Genova e a Imperia, a visitare l’azienda Raineri e il giorno seguente a seguire un corso per degustatori d’olio organizzato dalla ONAOO, Organizzazione Nazionale assaggiatori olio d’oliva.


Un appuntamento atteso, temuto e fantasticato per l’incontro con altri blogger conosciuti solo via web, una sorta di appuntamento al buio che ha messo in gioco la fantasia e la speranza che tutto corrispondesse all’idea che mi ero fatta di loro e loro di me. E’ stato come se ci fossimo sempre frequentati, un gruppo gioioso e festante che ha animato i padiglioni della fiera con domande, assaggi e fotografie. L’emozione più grande però è stata sentire le loro voci, ognuno con il proprio dialetto, i modi di dire e di ridere.

Stefania La Forno Star
Starbooks Lab con Sergio Rossi 

Prodotti di Calabria
Zucchine di Imperia

A lezione di pesto
Sapori da Sfogliare il salone del libro e delle eccellenze enogastronomiche, al debutto a Genova era organizzato dalla Associazione Nazionale delle Città dell’Olio presieduta dal Dr. Enrico Lupi che, oltre a presentare le specialità di 4 grandi regioni (maggiori produttori d’olio) Liguria, Puglia, Calabria e Sicilia ha ideato lo Starbooks Lab, un food camp per blogger. Si trattava di spiegare e mettere in pratica lo spirito dello Starbooks, ideato da Menù Turistico e che ora ha un blog tutto suo, dove, mensilmente, vengono testate le ricette di un libro in commercio per verificarne sul campo la fattibilità e la riuscita.  

Agnolotti piemontesi "alle tre carni"

Il libro finito sotto la lente d’ingrandimento a Genova è stato "La cucina dei Tabarchini" di Sergio Rossi (sagep Editore), presente all’incontro, che ha spiegato lo spirito di un libro che non è solo di ricette ma anche una ricostruzione storica dei corallatori pegliesi, approdati nella prima metà del ‘500 sullo scoglio tunisino di Tabarca e che, confrontandosi con altre culture, diedero vita a influenze miste che si tradussero anche nella cucina. Spostandosi poi in Sardegna subirono ulteriori influssi.
 
Vecchie latte dell'Azienda Raineri

L'imbottigliamento




Il vecchio frantoio ristrutturato
Il pomeriggio tutti in autobus verso Imperia come scolaretti in gita. La visita all’azienda Raineri leader nel settore della produzione dell’olio da olive taggiasche 100% è stata interessante ed istruttiva e ci ha aiutato a capire le fasi della produzione dell’olio e come un olio possa essere un semplice olio o un olio di qualità. Questa tappa ci ha aperto la mente per la lezione dell’ONAOO, un’esperienza nuova per me e letteralmente entusiasmante.

Fino ad ora l’unico criterio per scegliere un olio era banalmente mi piace o non mi piace, invece scoprire le caratteristiche di un olio e soprattutto saper riconoscerne i difetti attraverso il panel test, mi ha dato la possibilità di riuscire a  preferire tra diversi tipi di olio, con consapevolezza. Sapere quale tipo di cultivar utilizzare è un po’ come saper mettere l’accessorio giusto al proprio abito, può fare la differenza.  

Assaggiare un olio e capire se ha sentore di morchia, muffa, terra, avvinato, metallico, rancido, gelo, legno o verme non è così facile, come non è immediato riconoscerne i profumi e gli aromi, solo con l’esperienza e affinando olfatto e il gusto si può arrivare a decidere quale sia la qualità di un olio. E’ certo però che questi primi passi verso il mondo dell’olio mi hanno fatto scoprire che non bisogna accontentarsi di un olio extravergine e basta, ma che bisogna capire di che tipo di olio si tratta. D’altronde ci stiamo abituando a scegliere tra i diversi tipi di zucchero, tra le farine, tra i sali e perché non dovremmo farlo anche con l’olio?



Per questo motivo per raccontare questa avventura ligure ho voluto provare l’olio dell’azienda Raineri, un olio delicato, fruttato, dolce con richiami di carciofo e mandorla, adatto anche alla pasticceria. L’ho fatto con una ricetta tratta dal libro Jerusalem di Yotam Ottolenghi e Sami Tamimi, oggetto di Starbooks peraltro, che prevede l’uso di olio di girasole.



La ricetta è riuscita perfettamente ( Patty docet) e l’olio extra vergine Raineri non ha lasciato note forti ma anzi ha sposato perfettamente il gusto del plumcake con la differenza che, rispetto a un olio di semi, è sicuramente un prodotto di qualità 100% italiano.

Per 2 plumcake da 500 gr

Olio extra vergine d’oliva ligure 180 ml
Succo d'arancia 240 ml
Marmellata di arance senza scorze 160 gr
Uova 4 medie 
Scorza grattugiata di un'arancia (io l’ho omessa dato il periodo)
Zucchero semolato 70 gr 
Farina di cocco disidratato 70 gr 
Farina 00 90 gr  
Semolino 180 gr 
Farina di mandorle 2 cucchiai 
Lievito in polvere per dolci 2 cucchiaini  
Yogurt greco a piacere

Per lo sciroppo
Zucchero semolato 200 gr
Acqua 140 ml
Estratto naturale di fiori d'arancio

In una ciotola mescolare l'olio, il succo d'arancia, la marmellata, le uova e la scorza d'arancia.

In un'altra ciotola mescolare tutti gli ingredienti secchi ed aggiungerli a quelli umidi.

Imburrate infarinate o coprite con carta da forno due stampi per cake da 500 gr (io ne ho usato uno solo un po’ più grande) e dividere l'impasto. Cuocere a 180°C circa 40/45 ,minuti
Verso il termine della cottura, preparare lo sciroppo. Mettere gli ingredienti in una casseruola e portare ad ebollizione. Togliere dal fuoco.

Appena i dolci escono dal forno, spennellare la superficie con un pennello di silicone lo sciroppo ancora caldo sui dolci. Ripetere l’ operazione più volte attendendo ogni volta uno o due minuti affinché lo sciroppo venga assorbito completamente.

Lasciare raffreddare completamente.

Servite con lo yogurt greco aromatizzato con una goccia di essenza di fiori d'arancio