venerdì 26 aprile 2013

Il mio West - Chili con carne, fagioli del Re in umido e tortillas di grano marzolo



Ha ragione la Patty, sarà che siamo ugualmente babbionecoetanee ma anche la mia infanzia è stata scandita dalla visione di film e serie western con mio padre, era forse l’unico privilegio concesso alle figlie femmine per condividere del tempo con i padri stanchi, di ritorno dal lavoro. E allora, assalti alle diligenze, sparatorie, scalpi, saloon, cavalli, frecce e mandrie al pascolo sono state la colonna sonora della mia gioventù, nella eterna lotta tra cowboy e Indiani. 


Ho sognato per anni di incontrare un cowboy come Luke Mahacan di Alla Conquista del West (How the West was won titolo originale), poi il genere western ebbe una battuta d’arresto, mio padre cedette ai polizieschi (dei quali si ricorda di più mia sorella) e io, vedendo film con Soldato Blu ho iniziato a fare il tifo per i Pellerossa. 

Più di recente c’è stato un film, Scappo dalla città – la vita, l’amore e le vacche (City slickers in originale) che mi ha riavvicinato al genere, è un film divertente, brillante, senza velleità di film impegnato che racconta la storia di tre amici stanchi e frustrati che decidono di scortare una mandria come veri cowboy pensando di fare una sorta di vacanza ma, si troveranno davanti un mondo duro che non conoscevano, confusi davanti ad un cielo pieno di stelle o al rumore assordante del silenzio assoluto, il tutto ovviamente con risvolti comici.


Io mi sono sentita un po’ così quando sono partita per gli States in viaggio di nozze, con il mio bagaglio di pregiudizi che un italiana cresciuta senza il mito dell’America poteva avere, tirata nel viaggio da un neo marito al contrario innamorato di New York e della vita on the road. Io ho dovuto ricredermi su molti aspetti ma anche lui, che sperava di incontrare tante Pamela Anderson nelle spiagge della California. 

Quello che più mi ha stupito, incantato e stravolto è stata proprio natura, fatta di spazi infiniti, di rocce modellate dall’azione dell’acqua, del vento e del tempo, gli animali, le piante straordinarie e il suono del silenzio. La bellezza che vive in posti che non ti aspetti, quelli poco patinati, poco conosciuti che ti fanno sentire la vera forza della natura. Ho sentito tutto questo girando per l’Arizona, lo Utah, la California e il Nevada, sentendo gli orsi bruni, nel Parco di Yosemite, aggirarsi nei pressi delle nostre cabin tents  in cerca di cibo, guardando le sequoie allungarsi nel cielo o vedere l’azione del Fiume Colorado riportare alla luce due miliardi di anni della Terra. 


Anche per questa sfida dell’MTC, ho dovuto fare quel training autogeno che la Mai ci aveva chiesto per la sfida dello scorso mese, sono dovuta diventare un cowboy per cucinare un vero chili con carne. Per farlo però, non sono dovuta andare fisicamente nel lontano Texas, dove il chili è nato, l’ho fatto prendendo come spunto un film, Il mio West di Veronesi del 1998 un flop pazzesco nonostante un cast di tutto rispetto (Harvey Keitel e David Bowie) che però è stato girato quasi completamente nel bacino di origine glaciale di Campocatino, vicino il borgo di Vagli Sotto, in Garfagnana.

 Paesaggi suggestivi, ancora meravigliosamente naturali con poche capanne di pastori e la maestosità delle Apuane a fare da sfondo. Un cowboy garfagnino dunque, che alleva e sposta mucche di razza garfagnina, che utilizza farina di formenton 8 file, grano marzolo, peperoncino toscano e legumi tipici della zona come i fagioli giallorini o i fagioli del Re. Una vita dura, scandita dal lavoro e dal ritmo del sole, con pasti cotti su un fuoco improvvisato che serve anche per scaldarsi nelle fredde serate d’inverno. 


Un plain chili fatto solo di carne e peperoncino perché qualunque verdura, erba o spezia sarebbe sopraffatta dal calore del peperoncino che, esalta invece, la carne. Per accompagnamento un bel piatto di fagioli del Re in umido con tortillas di grano marzolo, seminato a marzo e raccolto a settembre.


Chili con carne
Per il chili riporto la ricetta di Anne


Manzo (spalla) tagliato a cubi di 2,5 cm di lato 750 gr
Peperoncini toscani secchi interi 5
Sale


Spezzettate i peperoncini secchi scuotendone fuori i semi (da eliminare) e mettete i pezzi in una ciotola, coprite i peperoncini di acqua bollente e lasciate in infusione per almeno 2 ore.

Passato questo tempo, frullateli con l’acqua di infusione fino ad ottenere una pasta leggermente densa. Passatela da un setaccio fine  in modo da eliminare ogni residuo di pellicine, recuperando quanta piu’ polpa possibile.

Mettete la carne e la salsa in una pentola di ghisa, coccio o acciaio pesante, regolate di sale mescolate bene e fate cuocere coperto (lasciate una piccolissima fessura perche’ possa uscire il vapore) a calore dolcissimo per circa 3 ore, controllando ogni tanto. Non e’ necessario far rosolare la carne perche’ il calore forte che sarebbe necessario ne irrigidisce le fibre, rendendola poi piu’ dura da cuocere.  Si puo’ anche mettere a cuocere in forno a circa 120C, per una cottura lenta e uniforme, col calore che circonda la pentola interamente.


L’ideale e’ far riposare il Chili e servirlo il giorno dopo.


Se si usano i peperoncini freschi, questi vanno prima abbrustoliti in forno, fatti riposare in un sacchetto di carta o avvolti in un foglio di alluminio, spellati, eliminando i semi, e utilizzati tritati piu’ o meno sottilmente per preparare il chili.  Attenzione ad aerare bene l’ambiente quando si arrostiscono i peperoncini piccanti specie se sono del tipo forte, meglio utilizzare i guanti di gomma per spellarli e eliminare i semi e fare attenzione a non toccarsi la pelle o gli occhi!

per accompagnare il Chili

Tortillas di farina di grano marzolo

Farina integrale di grano marzolo macinata a pietra (a basso contenuto di glutine)500 g
Olio vegetale 3 cucchiai
ievito chimico non vanigliato1-1/2 cucchiaini
Sale 1 cucchiaino
Acqua tiepida 240-360 ml 

Si lavora l'olio nella farina mescolata con lievito e sale con la punta delle dita fino a farlo assorbire tutto, poi si aggiunge acqua sufficiente ad avere un impasto morbido ma non attaccaticcio. Deve essere ben idratato o le tortillas si sbriciolano quando si stendono col mattarello, ma non va lavorato troppo o si sviluppa il glutine e restano dure. Ci vuole un po’ di pratica.

Si creano con l’impasto delle palline poco piu’ grandi di una noce (50 gr) e si fanno riposare 10-15 minuti sotto un telo umido. Nel frattempo si fa scaldare una padella o piastra di ghisa o ferro o acciaio (non teflon che non si puo’ scaldare vuoto) e quando e’ ben calda si prende una pallina e col mattarello si schiaccia fino a formare una cerchio piu’ o meno sottile, a seconda di come si preferiscano le tortillas. Se si mette la pallina di pasta in una busta di plastica per alimenti e’ piu’ semplice da stendere.

 La piastra e’ calda a sufficienza quando spruzzandola con qualche goccia d’acqua questa sfrigola ed evapora quasi istantaneamente. Si mette la tortilla a cuocere da un lato e appena si vedono formare delle bolle in superficie si alza un po’ con la spatola per controllare che sotto ci siano delle macchie brune, a quel punto si gira e si fa finire di cuocere anche l’altro lato. Ogni tortilla una volta pronta va tenuta in caldo in un paniere rivestito con un telo abbastanza ampio d apoter coprire la pila di tortillas in modo da tenerle calde.

Fagioli del re in umido 

Fagioli del Re 250 gr
Aglio 2
Salvia qualche foglia
Salsa di pomodoro 3/4 cucchiai
Sale
Olio

    
Mettere i fagioli la sera prima a rinvenire nell’acqua. Il giorno successivo fateli cuocere in acqua bollente salata fino a che non saranno teneri. In una padella mettere a scaldare un poco d’olio, due agli schiacciati e qualche foglia di salvia, poi aggiungere la polpa di pomodoro. Fate insaporire e aggiungere i fagioli scolati. Lasciarli prendere sapore per una decina di minuti. Salare se necessario.

Con questa ricetta partecipo all'MTC di Aprile

mercoledì 24 aprile 2013

Plumcake di pesto e noci




Lo dico o non lo dico? Lo dico ….ho fatto di nuovo il corso di Laura ma ora non aspettatevi foto come le sue, ho fatto due corsi solo per entrare un pochino dentro all’argomento e avere la consapevolezza di avere una gran bella macchina che per ora, ha lavorato praticamente da sola. La scusa ufficiale è che così aiutavo Laura con la sistemazione degli strumenti e del set, con la preparazione di due ricette salate, in realtà è che twoismeglicheone


Ho portato anche Dario questa volta che ora mi ripete “vedi mamma il pannello dietro assorbe la luce” o mi apre il cavalletto in cucina “perché …mamma così è sempre pronto”, meno male che gran parte del tempo l’ha passato con Renzo, il marito di Laura monopolizzandolo, nel senso che lo ha costretto a giocare a Monopoly, per l’intero pomeriggio. 


Altre foodblogger, fotografi e nuovi amici, un bel gruppo anche questa volta, un’atmosfera piacevole e rilassata che solo Laura riesce creare con il suo modo gentile, professionale e naturale di spiegare la fotografia.



Come la settimana scorsa ho preparato un plumcake salato che ha riscosso un certo successo, sia come “modello” nel set, che dopo come merenda. E’ proprio per Sergio, un fotografo presente domenica che lo ha apprezzato tanto da portalo a casa la sera che, ho deciso di postare la ricetta, utilizzando le foto che ho fatto al corso.




Farina 00 180 gr

Latte 100 ml

Parmigiano grattugiato 100 gr

Lievito per torte salate 1 bustina 
Olio 3 cucchiai
Uova 3

Noci sgusciate 50 gr

Sale 1 pizzico

Pepe

Pesto (basilico, pinoli, parmigiano grattugiato, aglio) per circa 100 gr



Lavorare le uova con una frusta, aggiungere il latte, l'olio, una presa di sale e di pepe. Aggiungere la farina setacciata con il lievito poi il pesto, le noci tritate grossolanamente ed il parmigiano grattugiato. Versare il composto in uno stampo da plumcake imburrato e infarinato. Distribuire sulla superficie una fila di noci intere e cuocere a  180 gradi per circa 40 minuti.