sabato 25 febbraio 2012

Cupcakes


Cupcakes
Voglia di sugar paste! In effetti era già un po’ di tempo che non mettevo le mani in pasta. Domani sono a pranzo fuori e ho pensato di fare de i cupcakes per mettere alla prova fantasia e manualità. 
Effetto perlescente
Stamani ho comprato qualche nuovo colore e la polverina perlescente, per provare l’effetto madreperla sulla pasta di zucchero. La ricetta per i cupcakes è di Toni, io ho aggiunto solo qualche cucchiaio di gocce di cioccolato per dare più gusto all’impasto.
Effetto goffrato
La pasta di zucchero ha due poteri su di me, il primo, è quello di farmi concentrare completamente sulle forme da realizzare, liberandomi magicamente da ansia e stress e il secondo ahimè, è il potere di farmi sporcare qualsiasi superficie della cucina, qualsiasi indumento e tutti gli strumenti con lo zucchero a velo, lasciando un profumino di vaniglia per giorni. Se poi Dario mi aiuta, la faccenda si ancora più seria…..



Per 12 cupcakes

Burro 90 gr
Formaggio tipo Philadelphia 90 gr
Scorza di limone 2 cucchiaini
Uova 2
Zucchero 150gr
Farina con lievito 50 gr
Farina 00 75 gr
Gocce di cioccolato 30 gr

Mescolare il burro con il formaggio, fino a formare un impasto cremoso. Unire la scorza di limone, le uova, lo zucchero, le gocce di cioccolato e le farine setacciate. Amalgamare bene e distribuire nei pirottini ¾ del composto in modo da lasciare almeno un cm dal bordo. Cuocere per 20 minuti nel forno a 180 °C. Lasciar raffreddare e decorare con la pasta di zucchero.

venerdì 24 febbraio 2012

Garbanzos con bacalao - Zuppetta di ceci e baccalà



Garbanzos con bacalao

 Altra ricettina spagnola ripresa dalla rivista di cucina che mi ha portato, dalla Spagna, la mia amica Dunja. Ricetta buonissima, diversa dal solito e  intrigante, che mi fa sentire un pò l'aria della vacanza, vuoi per il colore dominante rosso, vuoi per l’aggiunta della paprika spagnola, il pimentón , vuoi perché devo leggerla in spagnolo . 


Ogni tanto fa bene mettere distanza dalla quotidianità e guardare il proprio mondo da un’altra prospettiva, serve a dare equilibrio e obiettività a ciò che ci succede ogni giorno. La vacanza per me è questo, oltre naturalmente alla scoperta di un luogo sconosciuto, di persone nuove, lingue diverse e cibi alternativi. Certo in vacanza non riesco a mangiare una pastasciutta o a cercare la pizza, ma pretendo di assaggiare tutto ciò che è autoctono. Questa forma di quiete della mente e di pace la ritrovo anche solo pensando ad un ipotetico viaggio o ricordandone uno fatto. Mi succede addirittura di sognare di camminare in città nelle quali sono stata. Non sono una psicologa, ma è come se il mio cervello avendo bisogno di staccare e, non potendo farlo nella realtà, si rifugiasse in posti cari attraverso il sogno. 

Zuppetta di ceci e baccalà
 
Ma ritorniamo alla ricetta che ha per protagonista il baccalà (dovrei dedicare una sezione intera al baccalà e sperimentare quante più ricette possibile…tanto lo adoro!) e i ceci ma soprattutto il pimentón che, ho scoperto, essere una polvere rossa affumicata, prodotta dall’essiccazione di diverse varietà di peperone rosso dolce, è chiamata anche la paprika spagnola…infatti io l’ho sostituita proprio con la paprika dolce. Avete in mente quella polverina rossa che gli spagnoli mettono sopra il pulpo a la gallega? Si è proprio quello.
Ceci lessati 300 gr
Baccalà ammollato 200 gr 
Cipolla 1
Pimenton o paprika dolce 1 cucchiaio
Peperone rosso 1
Pomodori 2
Olio 3 cucchiai
Alloro una foglia
Prezzemolo
Sale
Pepe
Acqua 1 l

Pulire e tagliare finemente la cipolla e il prezzemolo. Tagliare il peperone a dadini ,eliminando i semi e i filamenti interni. Lavare e tagliare il baccalà. Scaldare l’olio in una pentola e unire la cipolla e il peperone e far soffriggere per 5 minuti poi aggiungere i pomodori, il prezzemolo e la paprika. Unire un litro d’acqua, la foglia di alloro e portare ad ebollizione. Unire i ceci e cuocere per altri 10 minuti a fuoco vivo. Quando mancano 5 minuti al termine della cottura, aggiungere il baccalà. Servire caldo.

martedì 21 febbraio 2012

Melanzane sott'olio


Melanzane sott'olio

Quando sono andata all’università e mi sono trasferita, mi sono confrontata, per la prima volta, con una nuova dimensione. Pur non vivendo in una metropoli, ho comunque respirato l’aria della città, ho fatto amicizia con persone che provenivano da molte parti d’Italia, ho condiviso l’appartamento e la camera con persone che non conoscevo. Il mio spirito di adattamento mi ha sempre aiutata in questo, ed ho così trasformato una situazione di potenziale disagio, in un’opportunità di crescita e di conoscenza. 

Ben presto mi sono accorta che ognuno porta con sé il proprio bagaglio culturale, sociale e culinario. Ho convissuto con marchigiani, pugliesi, calabresi, campani, molisani, liguri e toscani e tutti mi hanno insegnato qualcosa: modi di parlare, di gesticolare, modi di fare e di mangiare che sono stati per me un arricchimento. Ho assaggiato le olive ascolane della mamma di Eleonora, le friselle di Antonella, i salumi e i formaggi calabresi di Giuseppe….tutte quelle cose buone preparate in casa che, chi, come loro doveva stare lontano per molto tempo, si portava dietro anche per sentire meno il distacco.

Vivere e condividere la tavola tutti assieme era divertente e molto soddisfacente e, forse, la mia voglia di cucinare è nata proprio così. Ogni volta che Giuseppe, medico calabrese, “scendeva” (come usano dire tutte le persone del sud quando fanno riferimento al tornare a casa), gli chiedevo sempre un vasetto di melanzane sott’olio fatte dalla sua mamma…….erano buonissime! Non so se si può dire che, mangiandole si sentiva il profumo e il calore del Sud Italia……..ma ci andavano vicino.

Ogni anno le preparo; sono un antipasto o un contorno saporito, pronto all’uso quando si ha poco tempo…..

Melanzane 4kg
Aceto bianco 1l
Sale grosso
Aglio
Peperoncino
Olio

Sbucciare le melanzane dopo averle lavate e tagliarle in striscioline. Sistemarle in uno scolapasta alternando le melanzane al sale grosso. Coprire e pressare con un peso e sistemare sotto un piatto per raccogliere il liquido che si formerà. Lasciarle così almeno per 12 ore, meglio se in pendenza per agevolare la fuoriuscita del liquido. Trascorso il tempo necessario, versare l’aceto e 2l di acqua in una pentola e portare a bollore. Sciacquare velocemente le melanzane, strizzarle e tuffarle nell’aceto per alcuni minuti. Scolarle e lasciarle raffreddare di nuovo nello scolapasta. Nel frattempo sterilizzare i vasetti in acqua bollente. Quando saranno fredde strizzarle molto bene con le mani e alternarle nei vasetti a fettine di aglio e peperoncini rossi piccanti. Ricoprire con l’olio d’oliva extravergine avendo cura che penetri bene da tutte le parti (battere il vasetto qualche volta per far uscire l’aria). Conservarle in luogo fresco e asciutto. Sono pronte da mangiare circa dopo due settimane.

sabato 18 febbraio 2012

Gnocchi verdi



Gnocchi verdi
Ecco un’altra ricetta divina, divina perché regalatami dalla mia mamma Diva. L’idea, nata con i Tortelli della nonna Diva, è quella di postare tutte le ricette di quei piatti che ho sempre mangiato a casa dei miei genitori, ritrovando i sapori e i profumi della mia infanzia. Quelle stesse ricette che anch’io ho imparato a fare da grande, guardando la mia mamma farli mille volte…si, guardando e basta, perché fino a quando sono rimasta con i miei non ho mai potuto toccare una pentola…la cucina era ed è il suo regno indiscusso.

L’ho coinvolta in questo mio progetto, tanto che le ho proposto (intimato) di raccogliermi tutte quelle ricette che faceva abitualmente quando noi figli eravamo piccoli, quei sapori anche un po’ desueti ma, che non è male, riscoprire ogni tanto. Non mi stancherò mai di dire che ogni piatto, per me, è legato a delle sensazioni, a ricordi di persone, a un passato che riaffiora ogni volta che sento un certo profumo. Questi piatti in particolare, avranno il sapore di riunioni di famiglia, Natali, parenti lontani o, più semplicemente di una domenica come tante.


Ho sempre adorato gli gnocchi verdi, non tanto per il loro gusto, delicato, ma per la consistenza morbida in bocca, ma un po’ rustica allo stesso tempo. 

Esistono due momenti durante i quali il cervello interviene a bloccare l’assunzione del cibo: una prima, quando lo stomaco è pieno e cessano le contrazioni da fame e una seconda quando lo stomaco è strapieno e mangiare ancora significherebbe stare male…ebbene io con questi gnocchi la prima campanella non l’ho mai sentita!!!

Spinaci 1/5 kg o 2 palline di spinaci già lessati
Ricotta 250 gr
Uova 1
Parmigiano 30/40 gr
Farina 0
Pepe
Sale

Lavare e lessare gli spinaci; strizzarli e aspettare che si raffreddino. Tagliare grossolanamente gli spinaci e unire l’uovo, la ricotta e il parmigiano. Salare e pepare e aggiungere tanta farina finchè il composto non risulterà morbido e omogeneo. Dividere il composto in strisce e arrotolarle fino a formare dei lunghi nastri. Dividere i nastri in piccoli gnocchetti e passarli sui rebbi di una  forchetta per dargli la tipica forma. Lessarli per 12 min. circa (quando vengono a galla sono pronti). E condirli con burro e salvia.

venerdì 17 febbraio 2012

Mormore in crosta di sale



Mormore in crosta di sale

Diciamocelo, siamo un po’ tutti figli della Prova del Cuoco! Affezionati alle ricette della vulcanica Anna Moroni o della simpatica Alessandra Spisni …… io per prima ho tratto ispirazione molte volte e altre meno ma, ultimamente, che vedo in tv, complici i nuovi canali digitali, improbabili gare culinarie d’oltreoceano: Masterchef Usa, Hell’Kitchen o Top Chef mi chiedo come si possa lavorare tanto il cibo e mescolare i più diversi ingredienti tra di loro. Ho assistito a proposte di gelato al foie gras o pesce con formaggio e bacon…mah!  Viva la creatività e il coraggio, ma rimango comunque perplessa. In Toscana il piatto più tipico è una fetta di pane con il pomodoro…….chi glielo dice?

Una delle trasmissioni del genere che preferisco è Orrori da gustare dove il cuoco Andrew Zimmern viaggia per il mondo alla ricerca dei cibi più tipici, unendo diari di viaggio alle specialità dei posti visitati, anche se, per noi, le prelibatezze altrui, spesso sono orrori. La simpatia e il “coraggio” culinario del protagonista fanno il resto.

Chiudo questa parentesi televisiva (complice il freddo, sono rimasta dentro casa forse un po’ troppo)e  per contrapporre ai cibi lavorati un piatto semplice che più semplice non si può, presento un pesce tipico dei nostri mari, la mormora (Lithognathus mormyrus) al sale…..accompagnato da un trebbiano Branja del Cancello, Fattoria Colleverde di Matraia (LU)  .

Per 2/3 persone

Mormore 2 per un totale di 700gr circa
Sale 2 Kg
Rosmarino
Salvia
Acqua

Lavare ed eviscerare le mormore, avendo cura di NON eliminare le squame (servono per non far penetrare troppo il sale nel pesce). 

Bagnare il sale con poca acqua e stenderne un chilo sul fondo di una teglia. Insaporire i pesci , adagiarli sopra il letto di sale e coprire tutto con il sale rimasto. Cuocere per circa 20 min. A cottura ultimata rompere la crosta e gustare il pesce.

martedì 14 febbraio 2012

Arroz con coles de Bruselas - Riso con cavoletti di Bruxelles

Riso con cavoletti di Bruxelles
Eh no! Lo sapevo… impegni familiari nel weekend, lunedì faticoso per antonomasia, ed ecco che mi ritrovo a scrivere per San Valentino. Ma niente paura, non posterò di torte a cuore o menù afrodisiaci per risvegliare la passione nel partner, non parlerò d’amore.... Almeno non oggi, perché vorrei  invece parlare della mia attitudine per l’orto. San Valentino mi fa pensare alla primavera che si avvicina, le giornate si allungano ed è tempo di pensare alla nuova semina. 
 
Generazioni di contadini, nella mia famiglia, hanno scritto nel mio Dna la passione per la terra, le piante e gli ortaggi. Ho iniziato ad appassionarmi con le piante da appartamento, prendendo in viaggio di nozze semi di alcune varietà hawaiane, che ho piantato poi a casa. Il risultato è che ho nel mio soggiorno una bella pianta verde, stile ficus, della quale non ricordo il nome, che fiorisce ogni anno e mi riempie di soddisfazione.  Poi le specie si sono moltiplicate e ora ho piante grasse, agrumi, peperoncini e via dicendo. Che devo dire …..mi affeziono, perché ogni pianta mi ricorda la persona che me l’ha regalata o il luogo dove l’ho acquistata o, più semplicemente, perché fa dei fiori bellissimi.

L’orto è venuto dopo, cercando di conquistare, anno dopo anno, un po’ di spazio nel giardino, sacrificando il prato all’inglese che mio marito aveva seminato e del quale era, ed è, gelosissimo. Nella mia strisciolina di terra, coltivo molti ortaggi, pochi esemplari ma molte specie diverse e quest’anno ho voluto strafare: mi sono detta <<perché non provare anche l’orto invernale?>> 

 E allora sono arrivati carciofi, cavolo verza, cavolfiore, broccoli e cavoletti Bruxelles.  Di questi ultimi non avevo mai visto la pianta … e che soddisfazione 
piantare un seme e poi veder crescere i cavoletti attaccati al fusto, prima come piccole gemme poi, foglia dopo foglia diventare quelli che conosciamo.



Questa ricetta arriva dalla Spagna, da una rivista di cucina che mi ha portato un’amica spagnola. Ho voluto provarla per trovare un modo nuovo di cucinare i cavoletti. A me è piaciuta molto.

Riso per 4 persone:

Cavoletti di Bruxelles 300 gr
Riso 200 gr
Uvetta 100 gr
Mela 1 (Golden)
Brodo vegetale ½ litro
Aglio
Sale
Pepe
Olio

Far appassire l’aglio in due cucchiai di olio poi toglierlo. Tagliare i cavoletti lavati a listarelle e saltarli nell’olio per 5 min. Aggiungere il riso, salare e pepare poi aggiungere via via il brodo. Mettere l’uvetta a bagno in acqua tiepida per 10 min. poi aggiungerla al riso. Sbucciare la mela, tagliarla a dadini e terminare la cottura.

venerdì 10 febbraio 2012

Ravioli neri di patate e baccalà




Ah il baccalà! Come si fa a non amarlo? Pensare che, quando ero piccola, non sopportavo neanche l’odore, ma i gusti cambiano …eccome se cambiano. Il baccalà è la versione sotto sale del merluzzo, diversamente dallo stoccafisso che è merluzzo essiccato.

Il baccalà è un pesce fantastico che si sposa con tantissimi ingredienti e diventa facilmente un antipasto, un primo, un secondo, uno stuzzichino o un piatto unico. Boh magari qualcuno avrà sperimentato anche un dolce chissà! Anche se dubito visto che, anche dopo molte ore in ammollo, risulta ancora salato e saporito.

Ricordo di averne mangiato tantissimo in Portogallo, dove il bacalhau appunto, è un’istituzione nazionale. Qualsiasi trattoria offriva almeno un piatto di baccalà nel menù del giorno… e mangiarlo era un’opportunità da cogliere come salire sul famoso Tram 28 o perdersi tra le viuzze dell’Alfama o del Bairro Alto o ancora, prendere un caffè con Pessoa nel Cafè a Brasileira….. 

Per celebrare questo personale tributo al baccalà, volevo presentare un modo, un po’ diverso dal solito di cucinarlo: semplice ma di grande effetto. I ravioli neri di patate e baccalà possono essere conditi anche con un sugo di pomodoro ma io ho voluto fare una trabaccolara: piatto tipico della tradizione viareggina che deve il suo nome al trabaccolo, un'imbarcazione utilizzata dai pescatori. Un piatto povero, realizzato con pesci di fondale che, al mercato del porto, restavano invenduti (la gallinella, lo scorfano, le tracine.).

Per la pasta:

Farina 400 gr
Uova 4
Nero di seppia 1 sacca o 1 bustina
Sale

Mescolare gli ingredienti fino ad ottenere un impasto morbido. Far riposare in frigo per 1 ora.

Per la farcia:

Patate 200 gr
Baccalà 200 gr
Prezzemolo tritato 1 cucchiaio

Lessare le patate, schiacciarle ed unirle alla polpa cruda di baccalà  e al prezzemolo.
A questo punto tirare la pasta, distribuire la farcia e fare i ravioli. Lessarli in abbondante acqua salata per 5/7 minuti e condirli.

Per la trabaccolara:

Pescato del giorno: 300 gr
Aglio
Peperoncino 1
Vino bianco ½ bicchiere
Polpa di pomodoro  2 cucchiai
Prezzemolo

Fare un soffritto con aglio e peperoncino, unire i filetti di pesce, salare e profumare col vino bianco. Unire la polpa di pomodoro e il prezzemolo. Far cuocere alcuni minuti.

mercoledì 8 febbraio 2012

Apple crumble

Apple crumble

Lunedì sera ho visto la prima nazionale della versione 3D di Star Wars - Episodio 1 “La Minaccia fantasma”, chiedendomi per tutto il film perché avevo lasciato il calduccio di casa mia per andare a vederlo. Si lo so…. i numerosi fans della saga inorridiranno a queste parole ma......perdonatemi non è proprio il mio genere! Unica nota divertente è stata una delle ultime scene: il maestro Jedi muore e viene cremato su una pira e Dario, a voce alta, mi dice: <<Mamma perché lo stanno cucinando?>> tra l’ilarità del pubblico. 

Tutto ciò mi ha fatto ripensare che la prima volta che ho visto un film al cinema a Cork, in Irlanda era proprio Star Wars, la trilogia della prima serie…quella con Harrison Ford per intenderci.
Dopo lo spettacolo con i miei amici, stanchi di non aver capito quasi nulla, andavamo sempre in una caffetteria a mangiare un apple crumble con la panna e il ricordo di quel periodo, di spensieratezza e di assoluta libertà, ancora oggi, si mescola ai profumi dei dolci, del tè e della torba.




Sarà il film, il freddo  o la nostalgia ma mi è venuta voglia di ritrovare quel sapore di cannella, la consistenza croccante dello zucchero di canna e la morbidezza delle mele cotte.

Mele 1Kg (Renette o Golden)
Burro 100gr
Zucchero di canna 120 gr
Farina 100 gr
Succo di limone
Cannella in polvere 1 cucchiaio

Sbucciare e tagliare le mele a fettine. Imburrare una tortiera e disporre le fette alla base. Spruzzarle con succo di limone e aggiungere qualche cucchiaio di zucchero di canna mescolata ad un cucchiaio di cannella. Nel frattempo, lavorare la farina con lo zucchero e il burro ammorbidito, in modo da formare un composto granuloso da distribuire sulle mele. 30 minuti in forno a 200°C. Servire caldo con panna poco dolce o gelato al fiordilatte.

Buon appettito e.....Che la Forza sia con voi!

sabato 4 febbraio 2012

Tortino di cioccolato dal cuore morbido


Tortino al cioccolato

Un mese è già passato e questa avventura del blog mi piace sempre di più perché mi stimola a cercare ricette nuove, a riproporre i piatti della tradizione legati al territorio dove sono nata e quello in cui attualmente vivo, ma anche a confrontarmi con la fotografia (imparare ad usare bene la macchina fotografica è diventato un imperativo), a sperimentare ricette di cucina etnica o vegana o…..chi più ne ha più ne metta. 

Per questa occasione di festa (mia personale) volevo proporre uno dei miei dolci preferiti: il tortino di cioccolato dal cuore morbido. Ho cercato per tanto tempo una ricetta che mi soddisfacesse in pieno, ma tutte quelle che provavo non risultavano mai all’altezza delle mie aspettative poi, finalmente, mi sono imbattuta in questa e l’ho adottata in via definitiva. Il pregio di questo dolce è che puoi farlo anche diversi giorni prima e cuocerlo al momento….17 minuti di forno e il dolce è servito.  Da leccarsi i baffi! Regola che vale per tutti i piatti e specialmente per questo…. se gli ingredienti sono di alta qualità il piatto lo sarà altrettanto, perciò consiglio di usare del buon cioccolato.

Tortino intero
Cioccolato fondente 215 gr
Burro 150 gr
Zucchero 250 gr
Tuorli 175 gr
Albume 170 gr
Farina 80gr
Cacao amaro 15 gr
Arancia 1
Vanillina 1 bustina

Tritare il cioccolato e farlo fondere a bagnomaria con il burro poi, aromatizzare il tutto con la vanillina e la scorza d’arancia grattugiata. Montare i tuorli con 150 gr di zucchero, poi unire la farina e il cacao setacciati. Semi montare l’albume con i rimanenti 100 gr di zucchero. Alla battuta di tuorli unire il cioccolato e l’albume.
Spennellare circa 12 stampini con il burro fuso e infarinarli (io utilizzo la farina di riso che rimane meno appiccicosa e non lascia residui dopo la cottura) quindi riempirli con il composto, avendo cura di lasciarlo 1 cm dal bordo. Mettere nel congelatore almeno 90 minuti (posso rimanerci per molti giorni) poi infornare a 190°C per 15/18 minuti. Sfornare subito, spolverizzare con lo zucchero a velo e servire con un gelato al fiordilatte o panna.

I minuti di cottura dipendono da come si preferisce avere l’interno: se si fanno cuocere 15 min l’interno sarà molto cremoso, aumentando il tempo di cottura diventerà più consistente e asciutto.

mercoledì 1 febbraio 2012

Canederli allo speck

Canederli allo speck
Dopo essere stati a tu per tu con il burian, il vento gelido siberiano, che ci ha tenuto svegli tutta la notte…stamani neve, tanta neve e siamo al mare! Neve da queste parti significa scuole chiuse per due giorni, caos nelle strade e uffici semivuoti. E’ tutto il giorno che sono in casa al calduccio, a parte una guerra di palle di neve, doverosa con un bambino piccolo. 

Una volta, sarà perché ero più giovane, sarà che tutti prendevamo le cose con più leggerezza ma la neve era solo una festa…. Non spaventava uscire e bagnarsi, giocare con lo slittino e il bob fino ad avere le mani viola per il freddo….la scuola era sempre aperta, neanche a dirlo, non c’erano le allerte…prendevamo quello che capitava…cercando ogni volta di adeguarci …ora mi sembra che ogni occasione sia buona per darsi al panico collettivo. 

Quale migliore ricetta per una giornata come questa? Ho pensato ad un bel brodino caldo….. ma con i canederli è più buono mi sono detta.

Ho preso la ricetta questa estate in Trentino, dallo chef del mio albergo ma prevedeva il formaggio grigio che non è facile procurarsi in Toscana, almeno non da me, perciò poi l’ho mescolata alla ricetta della zia Enri, inesauribile fonte di ricettine sfiziose e creative, ed ecco il risultato:

Pane  raffermo 600 gr
Speck 200 gr
Cipolla 1
Noci di burro 2
Uova 4
Cucchiai di farina 4
Cucchiai di prezzemolo tritato 4
Cucchiai di latte 4
Sale
Erba cipollina
Brodo di carne 1,5 l


Tagliare a pezzettini il pane raffermo e mettetelo in una casseruola. Aggiungere un po’ di farina per fare in modo che i pezzettini rimangano ben separati.
Aggiungere lo speck tagliato a dadini e il prezzemolo tritato. Sbattere le uova con il latte e cospargere l'impasto di pane.

Mescolare e lasciare riposare per circa 30 minuti. Tritare finemente la cipolla, e rosolarla nel burro. Poi aggiungere il soffritto e la farina all’impasto, salare e impastare bene il tutto. Formare dei canederli piccoli e cuocerli nel brodo per circa 15 minuti. Serviteli aggiungendo, se vi piace, un po’ di erba cipollina tritata.