domenica 29 aprile 2012

Carciofi ripieni della nonna Pera


Carciofi ripieni
Io la nonna Pera, così la chiamava affettuosamente mio nonno, non l’ho mai conosciuta perché se n’è andata troppo presto, io avevo un anno e non posso ricordarmi di lei. Però, l’ho sempre sentita presente perché mia madre mi ha raccontato chi era e come ha vissuto, tenendo viva la sua memoria e producendo in me ricordi costruiti ma, non per questo, meno veri. Ho sempre pensato a lei come a quelle donne di una volta, instancabili, forti e dolci allo stesso tempo, capace di tirar su quattro figli, sopravvivere a una guerra e alle difficoltà del dopoguerra e mi è mancata la sua figura accanto, tanto, che l'ho cercata nella zia Giuliana o nelle nonne di mio marito.

Ricordo quando mio nonno mi raccontava del loro amore, sbocciato quando lei era poco più di una bambina e fantasticavo romanticamente su quella che mi sembrava una favola. Mentre ascoltavo la storia del loro ricongiungimento dopo la guerra e dopo mesi durante i quali non sapevano niente l’uno dell’altra, immaginavo la scena con emozione pensando al loro grande amore. Un amore interrotto troppo presto che ha lasciato, in tutti, un grande vuoto, ma che, in alcun modo, ha affievolito il sentimento che il nonno Beppe provava per lei. 

Ho sentito racconti di amore, di forza, di guerra, di povertà, di dolore e di vita quotidiana e di tutti quei gesti che ogni giorno faceva per la famiglia. Cucinare era uno di quei gesti e oggi è proprio una sua ricetta che voglio proporre: un piatto semplice che mi ha ricordato mia madre qualche giorno fa. 

Carciofi 8
Pancetta arrotolata 100 gr
Aglio 1 spicchio
Nepitella un rametto
Cipolla
Polpa di pomodoro qualche cucchiaio
Olio

Fare un pesto con la pancetta, l’aglio e la nepitella (impitella in garfagnino, quella pianta aromatica che si utilizza dalle nostre parti per cucinare i funghi e che cresce spontaneamente nei campi). 

Pulire i carciofi e, lasciandoli interi, aprirli al centro e introdurre un po’ di farcia. In una casseruola scaldare un po’ d’olio con la cipolla messa ad appassire, aggiungere poi i carciofi a testa in giù e il pomodoro. Far cuocere per circa un’ora e mezzo.

Con questa ricetta partecipo al contest di Cucchiaio e Pentolone dal titolo "Ricette ripiene, dall'antipasto al dolce".


venerdì 27 aprile 2012

Mezze maniche zucca e pancetta


Mezze maniche zucca e pancetta
Quando vado a fare la spesa con Dario al seguito e cioè sempre, ho il mio bel da fare a cercare di evitare che tocchi ogni cosa o che si perda fra i lunghi corridoi del supermercato. In questi anni c’è stata un’evoluzione nel mio rapporto con lui al supermercato partendo dal passeggino, che adoravo perché era facile impedire che arrivasse agli scaffali…e finché ho potuto l’ho “costretto” a sedere. Poi, abbastanza presto per la verità (circa due anni), è voluto salire sul carrello e ci divertivamo, io a prendere le cose e lui a scaraventarle all’interno, il tutto sempre sotto il mio controllo….ma ben presto si è stancato ed è voluto scendere per esplorare il territorio che deve essergli parso un paradiso pieno di cose nuove da toccare e da scoprire. Finalmente vedeva e toccava con mano quello che aveva visto fino a quel momento in televisione.

Non si ha un’idea precisa di come la pubblicità sia fatta per colpire proprio i più piccoli fino a che non ci si sbatte il naso contro. A volte mi stupivo perché riconosceva, senza saper leggere ovviamente, tanti prodotti  pubblicizzati in tv. Vedeva un pacchetto di biscotti e sapeva dirmi il nome e canticchiarmi il ritornello che sentiva ogni volta. Eppure mi sembrava che giocasse mentre la tv era accesa pensavo…… ma non importa, i bambini sembrano distratti ma sentono tutto.

Mi chiedeva sempre: <<Mamma ma perché tutti conoscono il mio nome? Amore forse perché ti chiamo 50 volte al minuto? >> Dario lascia stare, Dario dove sei, Dario vieni qui e via così. Poi è arrivata la fase del << Mamma mi compri ….?>> Ah e come dimenticarmi del <<Mamma mi scappa>> quando hai già tutta la spesa alla cassa? Non per niente conosciamo tutti bagni di tutti i supermercati della zona. 

Ora abbiamo raggiunto un accordo e cioè che può comprare qualcosa per fare merenda mentre facciamo la spesa e, se siamo nel supermercato piccolo dove andiamo più spesso, può andare in bagno da solo. L’ultima novità è che lo lascio a un banco con il numerino in mano in attesa del suo turno e poi, da solo, deve chiedere ciò che io gli ho detto, così si sente grande e io sono sicura che per almeno 10 minuti sta fermo nel solito punto.

Qualche giorno fa si è impuntato nel voler comprare la zucca gialla al posto dell’ovetto con sorpresa e questo mi è sembrato un ottimo affare…… non è un gran mangione ma mangia di tutto e la zucca gli è piaciuta un sacco. 

Zucca 400 gr di polpa
Pancetta affumicata 100 gr 
Mezze maniche rigate 360 gr 
Pepe 
Latte qualche cucchiaio 
Misto erbe aromatiche (rosmarino, salvia, timo, maggiorana, origano fresco)
Olio 
Sale 
Aglio 1spicchio 
Vino bianco150 ml

Sbucciare la zucca e tagliarla a cubetti piccoli, tritare finemente le erbette (io ho usato quelle che ho nell’orto) e l’aglio che andrà messo con qualche cucchiaio d’olio in una padella ad appassire. Incorporare la pancetta tagliata a cubetti, che dovrà rosolare per qualche minuto, e infine le erbe aromatiche tritate finemente.

Unire a questo punto i cubetti di zucca, farli insaporire e rosolare per qualche minuto, poi sfumare con il vino bianco e portare a cottura la zucca. Aggiustare di sale e pepe. Prelevare circa metà dadolata di zucca e frullarla in un mixer aggiungendo due cucchiai di latte.

Cuocere la pasta in abbondante acqua salata, scolarla al dente e farla saltare nella salsina di zucca frullata e la dadolata avanzata. Il sapore dolce della zucca viene attenuato dal gusto deciso della pancetta e delle erbe aromatiche in un mix davvero interessante.

mercoledì 25 aprile 2012

Torta Prato fiorito


Prato fiorito
Il sottotitolo giusto per questa torta non può che essere: come divertirsi in cucina facendo pastrocchi! Si perché l’idea originale non era il prato in verità, ma, udite udite, un pallone da calcio!

La cosa si è svolta in questo modo: era il compleanno di Lucia, la fidanzata di Dario e lui, oltre a telefonarle voleva farle un regalo….e chi sono io per contrastare questo amore che dura da qualche anno ormai? Lei ha 27 anni e lui 5 e mezzo ma l’amore non ha età e quando c’è di mezzo Lucia, la sorella di mio cognato, lui non ragiona più. L’amore non è stato scalfito neanche dall’arrivo di un vero fidanzato che Dario però tollera a malapena. 


Abbiamo deciso di farle un vaso di fiori in pasta di zucchero, vaso che le consegneremo domani. Dato che dovevo mettere le mani in pasta, e complice il giorno festivo, ho pensato che potevo provare a realizzare la palla da calcio per la quale mi era dotata di cutter a forma di pentagono e esagono. Ho fatto due mudcake al cioccolato fondente ma, non avevo calcolato che le tortiere non erano proprio adatte all’uso (anche se io pensavo che lo fossero), perciò mi sono ritrovata pressappoco due astronavi pseudosemisferiche che non sarebbero mai diventate una vera sfera adatta per una palla……neanche Michelangelo avrebbe potuto nulla. 

Che fare? Ho detto a Dario che potevamo convertire un errore in qualcosa di nuovo e creativo e che, se lui era d’accordo, poteva aiutarmi nell’opera. Così abbiamo trasformato una giornata casalinga in un gioco divertente, creando un tenero teddy seduto ai piedi di una collina fiorita. Anche se, stilisticamente non sarà perfetto, lo è per l’impegno che abbiamo profuso nel realizzarlo e per quanto ci siamo divertiti a farlo. 


I bambini in cucina sono un caos creativo che, da un lato, ti appagano solo per il fatto di vederli felici e impegnati ma, dall’altra, aumentano esponenzialmente l’entropia naturale e ti ritrovi una cucina che non ti sembra neanche più la tua! E quando c'è da ripulire.....scappano...

 Mudcake al cioccolato fondente
 
Cioccolato fondente 150gr
Zucchero 400gr
Latte 250ml
Burro 200gr
Farina 100gr
Farina con lievito 100gr
Cacao amaro 100gr
Uova 2

Mescolare il burro, il cioccolato, lo zucchero e il latte in una pentola antiaderente, e far sciogliere a fuoco basso. Non bollire. Lasciate raffreddare per 10 minuti; nel frattempo preparare la tortiera con carta da forno. 

Spennellare la carta da forno con burro sciolto in modo che aderisca perfettamente alle pareti. Mettere la miscela nella ciotola del mixer, aggiungere il cacao, le farine setacciate e le uova, una alla volta. Mettere in forno a 160 ° C, per circa un'ora. Per essere sicuri che la torta sia ben cotta vale sempre la prova dello stecchino che deve uscire asciutto.

Le dosi per questa ricetta sono ideali per due tortiera semisferiche per fare una palla da calcio…….oppure due prati fioriti!

Ganache al cioccolato fondente

Cioccolato fondente 600gr
Panna da montare 500ml 


Rompere il cioccolato in pezzi; nel frattempo mettere ala panna sul fuoco. Appena raggiunge il bollore spegnere e unire il cioccolato. Mescolare fino ad ottenere un composto liscio. Ho ricoperto la torta di ganache e poi di pasta di zucchero. Con gli stampi a espulsione sono stati fatti i fiori e le farfalle. Funghetto e ape sono una libera interpretazione.
Per il teddy ho utilizzato pasta di zucchero colorata tenuta insieme da uno spaghetto infilato nel corpo, al quale ho attaccato la testa. L’altro spaghetto l’ho inserito nella testa per sorreggere le orecchie. Braccia e gambe sono attaccate con un’emulsione di zucchero a velo e acqua.

domenica 22 aprile 2012

Tajine di calamari ripieni


Tajine
Ho la casa piena di spezie…….dovrò pure usarle  qualche volta! L’entusiasmo davanti ai negozi di spezie in Marocco, mi ha fatto esagerare un tantino con le quantità, e ora mi ritrovo un intero angolo marocchino da utilizzare. 

In più, l’occasione del contest sulle spezie, mi ha dato il giusto stimolo per provare un’altra ricetta marocchina. Conoscevo già i vari usi che si possono fare del tajine, ma sempre e solo con la carne…invece ho scovato questa ricetta e altre, per la verità, che hanno come ingrediente principale il pesce (in senso lato ovviamente: pesci, crostacei, molluschi ecc.).

Calamari ripieni
Dopo i totani ripieni della Tina in pieno stile riviera, oggi ho voluto fare i calamari ripieni nel tajine, realizzati secondo la ricetta marocchina. Il risultato è stato soddisfacente per il piacevole contrasto tra la delicatezza del calamaro e il gusto deciso delle spezie.


Calamari medi 1,3 kg
Riso 250 gr
Aglio 6 spicchi
Coriandolo un mazzo
Prezzemolo un mazzo
Limone salato una scorza
Cumino
Paprika dolce
Sale
Pepe
Olio

Pulire i calamari eliminando le interiora. Lavarli e asciugarli separando i tentacoli. Lessare il riso per 10 minuti nel frattempo tritare finemente i tentacoli con 2 spicchi d’aglio, metà del coriandolo e del prezzemolo e la scorza del limone salato* (Limoni che mi ha regalato Enrica, la mia cognatina).

Trasferire in una casseruola il riso scolato: unire il trito, un pizzico di cumino, un cucchiaio di paprika, sale, pepe, e 2 cucchiai d’olio. Lasciare insaporire adagio il ripieno, rimescolando 10 minuti.

Riempire i calamari con la farcia e chiuderli con uno stuzzicadenti. Tritato l’aglio residuo con il resto del coriandolo e del prezzemolo, far appassire nel tajine con 3 cucchiai d’olio.
Unire i calamari e versare un mestolo d’acqua bollente, coprire e far cuocere per 15 minuti. Aggiustare di sale e pepe e servire con coriandolo tritato.




*I limoni salati sono un ingrediente fondamentale della cucina marocchina perchè danno un’impareggiabile fresca fragranza alle vivande. I limoni (non trattati) vengono puliti, aperti con un’incisione dove viene introdotto del sale grosso,vengono premuti con un peso per quattro giorni, dopodiché tolto il peso, viene aggiunto un cucchiaio di semi di pepe nero e l’olio fino a riempire il barattolo dove saranno conservati, in un luogo fresco e oscuro. Da consumare dopo tre settimane.


con questa ricetta partecipo nella sezione ricette salate al contest:



venerdì 20 aprile 2012

Spaghetti primavera, totanetti e pomodorini


Spaghetti totanetti e pomodorini
Basta voglio la primavera! Dopo essere stata svegliata, stamani presto, da un temporale con i fiocchi ed essere stata costretta ad uscire di nuovo con l’ombrello, ho deciso che se la primavera non c’è fuori….la voglio almeno dentro casa. Oggi sono andata alla serra, dove mi reco ogni anno, e ho preso qualche piantina fiorita e poi ho cucinato un piatto che mi ricorda l’estate, così, chiudendo gli occhi, potevo immaginare di essere sotto il gazebo in giardino, a mangiarlo dopo una giornata al mare.

Se è vero che la mente ha il controllo su tutto….voglio provare con la forza di volontà a sentire il sole e il vento e non tutta questa umidità. Mia madre, che ha un proverbio per qualsiasi situazione, mi ha detto giusto ieri: ad aprile ogni giorno un barile! E va bene, se è così che deve essere, sopportiamo, ma io voglio provarci lo stesso……hai visto mai che portasse via le nubi?


Ed ecco la mia ricetta antipioggia semplice e gustosa. Pochi totanetti freschi, di quelli piccolini, ma che ti fanno sentire il profumo del mare, qualche pomodorino ben maturo, una foglia di basilico e il gioco è fatto.
Ho aggiunto un vino bianco fresco, un Panterino dellecolline lucchesi Tenuta di Forci che avevo in frigo e….mi è sembrato di vedere un raggio di sole.


Spaghetti 350 gr
Totanetti freschi 200 gr

Pomodorini datterini 5/6
Aglio 1 spicchio
Peperoncino
Basilico
Sale
Vino bianco o cognac per sfumare

Mettere l’acqua a bollire. Pulire i totanetti privandoli dell’interno. Fare il soffritto con l’aglio e poi aggiungere il peperoncino. Aggiungere i pomodorini  e salare. Dopo qualche minuto unire i totanetti, salare e sfumare con il vino bianco (a me piace anche un goccino di cognac al posto del vino perché è più profumato). Qualche minuto e aggiungere il basilico poi spegnere il fornello.

Nel frattempo mettere a cuocere gli spaghetti che vanno tolti alcuni minuti prima di raggiungere la cottura. Scolare gli spaghetti e unirli al sugo, aggiungendo un po’ d’acqua di cottura degli spaghetti. Finire di cuocerli nella padella, rigirandoli spesso, in modo da amalgamarli bene al sugo. Una foglia di basilico e il piatto è pronto. Servire subito perché tende a freddare velocemente.

mercoledì 18 aprile 2012

Tortino di alici


Tortino di alici
E’ uno di quei giorni che ti prende la malinconia che fino a sera non ti lascia più…..così cantava Ornella Vanoni nel suo celebre Domani è un altro giorno….e quando è così per me, la mia voglia in cucina si spegne un pochino e cucinare diventa, più che un desiderio, una necessità. A volte capita! Apro il frigo e poi lo richiudo senza idee……Per fortuna passa in fretta anche perché qualcuno aspetta la cena!

Per quei momenti di indolenza ho delle ricette che definirei assi nella manica: quelli per intendersi che in poco tempo ti risolvono almeno due pasti, perché sono buoni caldi ma anche riscaldati, che hanno più ingredienti perciò possono essere considerati piatti unici e per i quali non c’è bisogno di niente altro che li accompagni.

Ecco uno di questi è il tortino di alici.
E’ un piatto che ho scoperto da poco in realtà, da quando cioè, ho avuto la consapevolezza che Dario va matto per le alici……si, non l’avrei mai detto, ma ne mangia davvero tante e con passione….
  



   
Alici 600 gr
Patate
Pomodorini 5 - 6
Parmigiano grattugiato 4 cucchiai
Pangrattato 6 cucchiai
Prezzemolo 2 cucchiai
Capperi 2 cucchiai
Aglio
Olio extravergine di oliva
Sale

Sbucciare e lavare le patate poi tagliarle a fettine. Scottarle per 10 minuti in acqua salata.
Pulire le alici, lavarle e poi farle scolare. Lavare e tagliare a dadini i pomodorini.

Amalgamare bene il pangrattato con il parmigiano, il prezzemolo tritato, i capperi tritati e uno spicchio d’aglio schiacciato, il sale e 3 cucchiai d’olio. 

Mettere sul fondo di una pirofila l’olio poi alternare gli strati di patate, impasto, alici leggermente salate, pomodorini, impasto, patate. Chiudere con l’impasto rimasto al quale si aggiunge olio d’oliva.

Mettere in forno a 200°e cuocere per 25 minuti.

martedì 17 aprile 2012

Cookies cocco e albicocca


Cookies cocco e albicocca
Mi piace davvero tanto fare i biscotti. Sono semplici, rapidi e hanno sempre un’ottima riuscita. Era da qualche tempo che avevo nel cassetto questa ricettina 100% british e l’occasione del contest sullo zucchero di canna, mi ha dato il giusto input per tirarla fuori e provarla.


La primavera poi, che ci ha cullato per tutto il mese di marzo, ora sembra svanita, perciò due biscottini buoni da mangiare sorseggiando un tè caldo, mi sono sembrati un’idea appropriata. 




La ricetta prevede lo zucchero di canna, che io modificato in zucchero muscovado con il suo sapore ricco e deciso, un misto fra il caramello, il miele e la liquerizia. Unito agli altri ingredienti di questa ricetta, lo zucchero muscovado contribuisce in modo determinante al gusto speziato e al profumo intenso di questi biscotti.




Per 18 biscotti circa

Mandorle a lamelle
80 gr
Farina che lievita 150gr
Cocco disidratato 80 gr
Zucchero muscovado 90 gr
Albicocche secche 110 gr
Burro 125gr
Uova 1

Mettere le mandorle, la farina, lo zucchero, il cocco e le albicocche tritate in una ciotola e mescolare. Aggiungere il burro fuso, l'uovo, leggermente sbattuto, e mescolare ancora

Con 2 cucchiai della miscela formare delle palline schiacciate da porre in una tegliarivestita con carta da forno. Mettere in forno a 190° e cuocere per 8-10 minuti fino a doratura

Per verificare se i biscotti sono pronti bisogna guardarli sotto e non aspettare che siano dorati anche in superficie, altrimenti si rischia di bruciarli sul fondo. Per controllare, sollevare un biscotto con una spatolain modo da poter vedere il fondo, che dovrà essere dorato. Far raffreddare sul vassoio altrimenti se lasciati sulla teglia continueranno a cuocere.

Con questa ricetta partecipo al Contest di Federica:


sabato 14 aprile 2012

Torta squisita


Torta squisita
Da piccola detestavo questa torta con i canditi perchè mia madre, puntualmente, me la proponeva nelle occasioni di festa e soprattutto per i compleanni. Io sognavo montagne di meringhe e nuvole di panna e lei, imperterrita, faceva questa torta “fritta”, come la definivo io, facendomi arrabbiare. Con l’età i gusti per fortuna cambiano e quello che disprezzavo è diventato piano piano, uno dei miei dolci preferiti.

Forse per tradizione o solo per imitazione, anch’io la faccio spesso in occasioni speciali, perché è una torta casalinga, semplice ma che è apprezzata davvero molto. D’altronde…..chi non ama il binomio ricotta e cioccolato? 

La ricotta è un elemento che definirei un jolly, perché si abbina con tutto ma proprio tutto, un ingrediente unico che adoro mangiare anche da solo. Ricordo che quando io e mio fratello eravamo piccoli spesso, in mancanza di un dolce a fine pasto, prendevamo la ricotta, univamo il cacao e lo zucchero e mescolavamo forte e il dessert era servito……Da più grandicelli, univamo anche un goccino di cognac nelle serate più fredde.


Verso la ricotta ho anche un “debito” di riconoscenza perché, quando Dario aveva circa un anno, se si ammalava, non mangiava più nulla e io, da tipica mamma italiana, diventavo isterica e ansiosa….e allora mi sono inventata una pappa speciale a base di ricotta, omogenizzato di frutta, miele e granulato di biscotto che Dario, goloso, mangiava tutta. Grazie alla ricotta che legava gli altri ingredienti, potevo confidare in un pasto che aveva carboidrati, proteine, vitamine e zuccheri.


La differenza in questa torta semplice e squisita (in nomen omen) è data dalla qualità degli ingredienti: ricotta fresca della Garfagnana, comprata al banco del mercato, direttamente dal caseificio Contipelli, le uova del contadino di fiducia, prodotte da galline allevate in libertà e nutrite esclusivamente a mais e la cioccolata 75% della Tanzania rimasta dall’uovo di Pasqua che ho realizzato qualche tempo fa.

Torta finita
Per la frolla

Farina 500 gr
Uova 4 tuorli
Burro 200 gr
Zucchero 160 gr
Scorza di 1 limone
Lievito un cucchiaino

Per il ripieno

Ricotta 500 gr
Uova 1 tuorlo
Zucchero 5 cucchiai
Cioccolato fondente 200 gr
Canditi misti 50 gr
Cognac mezzo bicchierino

Disporre la farina a fontana aggiungere il burro ammorbidito, lo zucchero, la scorza di limone e il lievito poi incorporare le uova una alla volta e impastare fino ad ottenere un composto omogeneo e morbido. Mettere in frigo per almeno un’ora. 

Nel frattempo fare la farcia unendo la ricotta al cioccolato spezzettato, lo zucchero, il tuorlo, i canditi e il cognac (io ho usato il Cardenal Mendoza, cognac spagnolo molto profumato). Stendere la pasta e rivestire una tortiera, precedentemente imburrata e infarinata. Riempire  con il ripieno e chiudere il bordo. Cuocere a 180° per 45 minuti circa.


Con questa ricetta partecipo al contest 
Trasformiamo la ricotta
 organizzato da Donatella e Assunta



martedì 10 aprile 2012

M'semen


M'semen
Semola fine
Di ritorno da Marrakesh con ancora i cinque sensi ubriachi di colori, sapori e profumi di spezie, non ho fatto altro che sperimentare la variegata cucina marocchina, fino a quando l’apparato gastroenterico di tutta la famiglia non si è ribellato e, soprattutto quando mio marito, che solitamente mangia ogni cosa, mi ha detto che, se volevo, potevo fare anche un brodino ogni tanto!!! Beh ho pensato che fosse tempo di una pausa.

Ora però mi è tornata la voglia di provare qualche altro piatto….magari un po’ leggerino e ho pensato alle M’semen o Galettes. Avete presente i pancakes americani o le crepes francesi? Sono molto simili nell’aspetto ma, secondo me, molto più buoni. Sono il tipico piatto della colazione se servite con il miele o spuntini di metà pomeriggio. Io le preferisco calde e croccanti a colazione con la marmellata o con il miele.
  
Per realizzare le M’semen si usa la farina di semola fine, quella che in Marocco viene usata anche per fare i dolci, come ad esempio il couscous dolce. Se non la trovate, va benissimo la farina di semola rimacinata, utilizzata per fare la pasta.


Farina di semola fine 300 gr
Farina 00 200 gr
Sale un cucchiaino
Burro fuso mezzo bicchiere
Olio d’oliva mezzo bicchiere
Acqua tiepida mezzo bicchiere

Mescolare entrambe le farine e aggiungere l’acqua. Lavorare con energia fino a ottenere una massa compatta e omogenea (aggiungere altra acqua se serve). Dividere la massa in piccole palline da ungere con olio e burro fuso mescolati. Stendere e tirare il più possibile ogni pallina con i polpastrelli fino a formare dei circoli molto fini di spessore.

Piegare un lato, ungere con la miscela di olio e burro fuso e spolverare con la farina di semola. Ripetere l’operazione con l’altro lato e spolverare di nuovo con la farina di semola, fino a formare un rettangolo.

Continuare piegando il rettangolo una volta a destra e una a sinistra fino ad ottenere un quadrato. Ungere ancora con la miscela di olio e burro e cospargere ancora con la farina di semola.

Ripetere l’operazione con tutte le palline. Prima di essere cotte le M’semen possono stare alcuni giorni in frigo conservate nella pellicola trasparente perché all’aria si seccano in fretta. Io le ho fatte la sera e le ho cotte la mattina per fare colazione.

Al momento della cottura prenderne una e appiattirla con i polpastrelli per schiacciarla un po’. Cuocere le M’semen in una padella con un filo d’olio da entrambi i lati, fino a che non diventano dorate. 

Servirle calde con miele o burro fuso e perché no con marmellata o cioccolata.

lunedì 9 aprile 2012

Pasimata della Garfagnana


Pasimata
Oltre alle uova e alle colombe, divenute ormai usuali sulle tavole di tutti quanti, ogni zona continua a mantenere le proprie specialità gastronomiche legate alla Pasqua. La pasimata è il dolce pasquale tradizionale della Garfagnana. E’ un dolce fatto con ingredienti semplici che ha origini antiche, realizzato solo con farina, uova, lievito, zucchero, uvetta e tanto tempo, quello necessario per le numerose lievitazioni alle quali l'impasto è sottoposto. 

Se penso ad un piatto che, più di altri caratterizza la passione per la cucina di mia mamma Diva, questa è la pasimata. E’ sempre stato un Diva vs. Pasimata perché la riuscita di questo dolce particolare non è sempre scontata, anche per una mano esperta come la sua. Ogni volta è una sfida perché anche una piccola variazione delle condizioni climatiche può comprometterne la riuscita …. ricordo che, nelle fasi più delicate delle lievitazioni, tutti, dovevamo stare attenti a non favorire correnti d’aria o ad abbassare troppo la temperatura in casa, lasciando magari la porta o una finestra aperta. 
 
Quando finalmente la torta era nel forno potevamo rilassarci, tutti, ma non lei, perché, per Diva, fino a che la torta non era uscita e rimaneva gonfia come doveva dopo il raffreddamento, la tensione era palpabile. 

Raramente è successo che la torta da perfetta, nel raffreddare, cedesse miseramente creando una zona concava nel centro, ma, se accadeva, la delusione era grande. Quello che ho amato sempre tanto di questo dolce è il profumo inebriante che si leva dal forno, un odore simile a quello del pane: fragrante, avvolgente e ricco.


Non potevo non raccogliere questa sfida che dura da generazioni….prima la nonna che ha insegnato alla mamma e lei a me….questa è la sua ricetta.









Farina 600 gr
Zucchero 300 gr
Burro 150 gr
Uvetta 200 gr
Lievito di birra 25 gr
Uova 6

Preparare il lievito naturale unendo 100 gr di farina e mezzo cubetto di lievito di birra sciolto in acqua tiepida, almeno il giorno precedente. Il lievito si può preparare anche 2/3 giorni prima e rinfrescarlo ogni giorno aggiungendo un poco di farina e acqua. Tenerlo a temperatura ambiente.

Impastare metà dose (tranne l’uvetta) degli ingredienti e lasciare lievitare fino a che l’impasto raddoppia. Dopo questa prima lievitazione riprendere l’impasto e aggiungere l’altra metà degli ingredienti e aggiungere l’uvetta, messa in ammollo per mezz’ora , asciugata e infarinata.

Riporre l’impasto nella tortiera e lasciarlo lievitare in un luogo caldo fino a che non ha raggiunto quasi il livello del bordo. Cuocere in forno a 175° per circa 45 minuti. Se la superficie diventa troppo scura copritela con la carta stagnola.